La pachimetria corneale è un esame diagnostico non doloroso che permette la misurazione dello spessore corneale ovvero il tessuto trasparente anteriore dell’occhio.

Come si esegue?

Ci sono diverse metodiche di indagine:
Parchimetria ad ultrasuoni:  in quest’esame il paziente viene fatto accomodare su uno sgabello e viene instilla una goccia di collirio anestetico per poter appoggiare successivamente una piccola sonda sulla superficie corneale ed eseguire la misurazione sfruttando gli ultrasuoni. Se necessario può essere eseguita in diversi punti della cornea.
Parchimetria ottica: non necessita dell’utilizzo di colliri anestitici perché non vi è nessun contatto con la superficie corneale. Si esegue chiedendo al paziente di appoggiare il mento e fronte su appositi strumenti e di fissare una fonte luminosa e per qualche secondo, permettendo allo strumento di eseguire una serie di scansioni della cornea estraendo il valore pachimetrico. La misurazione utilizza l’ unità di misura micron µ ( un milionesimo di un metro o un millesimo di millimetro)  poiché lo spessore della cornea misura nella porzione centrale 540 / 560 micron.

Quando si esegue?

La pachimetria è fondamentale per la diagnosi di alcune patologie corneali quali cheratocono, edema corneale, glaucoma ect e per la selezione di pazienti candidati la chirurgia refrattiva, i quali devono presentare uno spessore minimo corneale in base al difetto visivo da correggere. Nei pazienti con glaucoma solitamente viene eseguita per definire l’affidabilità della misurazione della pressione oculare poiché in pazienti con cornea sottile, la pressione risulta minore di quella reale e di conseguenza appare superiore allo valore reale nei pazienti con cornea spessa. Di conseguenza nei casi di cornea sottile si rischia di ignorare i valori della pressione oculare, ecco perché la parchimetria è  fondamentale per la valutazione diagnostica e terapeutica del glaucoma insieme all’ OCT al CAMPO VISIVO  e all’ HRTdel nervo ottico.